venerdì 4 luglio 2014

Il mio divano

Di tante cose che ci sono in casa
tu certo preferisci il mio divano
ché ti ci lanci su come un alano
immantinente appena si rincasa.

Se non ti incastri come una mortasa
ti stendi con un fare dannunziano
e mentre lasci andare giù la mano
allunghi i piedi sopra la cimasa.

«Non stare sempre là, che poi si sfonda!
Togli le scarpe, dai... lo sai che è bianco!!
Guarda i cuscini... dio, che baraonda!!!».

Ti giri lentamente sopra un fianco,
mi guardi con la faccia moribonda
e mi sussurri piano: « ... sono stanco... ».

Finisce che m'abbranco,
per non cadere giù mi tengo stretto
e infine m'addormento sul tuo petto.




4 commenti:

  1. molto carina. Solo una cosa mi ha lasciato perplesso. "Immantinente"... ma sono andato a cercare...eh eh... ciao Attanasio, a presto!

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  2. Che sollievo, Bruno!
    Per un attimo ho temuto che a lasciarti perplesso fosse altro... ma evidentemente "mortasa" non è poi una parola così strana!!
    Alla prossima, ciao.

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    1. qui s'imparano un sacco di cose. Per "mortasa", ma non ridere troppo, avevo inteso "mortadella" (perchè da roma in giù si chiama anche mortazza) e avevo pensato alla stessa che s'incastra alla perfezione nel panino.
      Adesso puoi depennarmi tranquillamente dalla lista dei blog che leggi.
      Ciao carissimo

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    2. "Non ridere troppo"? Mi hai fatto rotolare dalle risate, eh eh... Da ieri sera continuo ad avere in mente l'immagine di questa enorme mortadella che si incastra nel mio divano... fantastico!!
      Depennarti? Sei il mio mito, altro che depennarti!!
      Ciao, Bruno, vado a continuare a ridere!

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